
La Cina è un mercato leader nel settore videoludico e importanti produttori di giochi lo tengono a mente quando sviluppano i loro giochi. La generazione più giovane di cinesi è al centro di questa massiccia domanda e l'utilizzo di app e videogiochi è in aumento, soprattutto con le restrizioni del Covid-19. Di conseguenza, il governo ha preso una posizione dura sui giochi fissando limiti orari di gioco per i minori e revocando alcune licenze a varie società videoludiche.
Inizialmente, il mercato videoludico in Cina era libero come in molti altri paesi, ma l'inizio del millennio ha visto diverse normative imposte dalla National Press and Publication Administration, presumibilmente per frenare la dipendenza di carattere videoludico tra i giovani. L'anno scorso, la Cina ha imposto un limite di 3 ore di gioco a settimana per i minori di 18 anni. La mossa è stata un nuovo colpo per l'industria videoludica, già messa male, e ha portato al più grande declino nel mercato videoludico nel Paese in 14 anni.
Mercoledì, però, sono stati approvati 45 giochi stranieri e 84 locali, facendo tirare un sospiro di sollievo alle società videoludiche locali che hanno sopportato il peso maggiore di tutte. Le cose, tuttavia, non sono promettenti per le società di giochi straniere, poiché il numero di giochi approvati negli ultimi cinque anni si è ridotto di quasi il 20%. Le società straniere condividono anche la frustrazione di dover attendere circa otto mesi in più rispetto alle aziende locali che hanno ricevuto le licenze ad aprile. Tuttavia, quest'ultima approvazione potrebbe significare un passo indietro da parte del governo circa il suo atteggiamento rigoroso nei confronti dell'industria dei videogiochi.
Alcuni dei giochi rilasciati mercoledì includono Pokemon Unite di Nintendo, Valorant di Riot Games, Don't Starve di Klei Entertainment e Gent: The Witcher Card Game di CD Projekt Red. Anche Tencent e altre aziende locali rimangono ottimiste sul fatto che le cose possano migliorare, ma confessano che il percorso è ancora oscuro.
Le rigide normative cinesi sono viste come un tentativo di imporre un controllo rigoroso sulla redditizia industria videoludica e frenare l'influenza occidentale sui suoi giovani. Tuttavia, revocare le licenze non fa che aggiungere benzina al fuoco di un mercato già ardente e in difficoltà a causa del Covid-19 e dalla crisi energetica.